MILANO – Nel linguaggio dell’arte contemporanea l’acqua non è più semplice elemento naturale, ma medium capace di generare esperienze sensoriali e riflessioni universali. Fluida, instabile, mutevole, diventa materia viva che gli artisti modellano per parlare di ambiente, spiritualità, identità e memoria collettiva. In questo percorso, alcuni nomi hanno reso l’acqua un vero e proprio leitmotiv della loro ricerca, trasformandola in protagonista assoluta.
Olafur Eliasson: la natura come installazione
Tra gli esempi più noti spicca Olafur Eliasson, artista danese-islandese che ha reso l’acqua elemento centrale di opere immersive. Nel 1998 ha realizzato Beauty, un’installazione in cui un getto d’acqua nebulizzato e illuminato da un fascio di luce genera un arcobaleno effimero. Con Waterfall (2008), invece, ha portato cascate artificiali di oltre 30 metri all’interno di New York, costringendo i cittadini a confrontarsi con l’imponenza e la fragilità di un fenomeno naturale ricreato in chiave urbana. In Eliasson, l’acqua non è solo spettacolo, ma occasione per riflettere su percezione, ambiente e cambiamento climatico.
Bill Viola: spiritualità e rinascita
Bill Viola è forse il più grande interprete del rapporto tra acqua e spiritualità. Nei suoi video l’acqua diventa soglia tra vita e morte, rinascita e dissoluzione. In The Crossing (1996), un uomo viene avvolto da una cascata che lo sommerge completamente, in un rituale visivo che richiama il battesimo e la purificazione. In Five Angels for the Millennium (2001), corpi che emergono e scompaiono nell’acqua evocano il ciclo eterno della vita, in un silenzio che amplifica l’esperienza emotiva dello spettatore. L’acqua, per Viola, è sempre trasformazione interiore.
Takashi Kuribayashi: immergersi per vedere oltre
L’artista giapponese Takashi Kuribayashi utilizza spesso l’acqua come confine e rivelazione. Nelle sue installazioni, lo spettatore è invitato a immergersi o a guardare attraverso superfici liquide che separano mondi visibili e invisibili. In Aquarium: I feel like I’m floating (2013), ad esempio, il pubblico attraversa un ambiente che simula un fondale marino, sperimentando la sensazione di sospensione tra aria e acqua. Kuribayashi trasforma così l’acqua in metafora del limite e della soglia: ciò che divide diventa anche ciò che connette.
Fujiko Nakaya: poesia della nebbia
Pioniera dell’arte ambientale, Fujiko Nakaya ha reso l’acqua elemento atmosferico attraverso le sue celebri installazioni di nebbia. Dagli anni ’70 crea “fog sculptures”, sculture di vapore che avvolgono lo spettatore in una dimensione effimera e contemplativa. La nebbia, fatta di micro-gocce d’acqua, diventa paesaggio vivo e in continuo mutamento, dove confini e percezioni si dissolvono. Le sue opere invitano a esperire l’impermanenza come condizione naturale.
Anicka Yi e le nuove sensibilità
Più recentemente, Anicka Yi ha usato l’acqua e l’umidità come parte di installazioni che esplorano i confini tra biologico e artificiale. Nei suoi lavori, ambienti saturi di vapore o vasche con elementi organici in decomposizione sollecitano lo spettatore a ripensare il rapporto con l’ecosistema e con la fragilità della materia.
Acqua come esperienza totale
Da Eliasson a Viola, da Kuribayashi a Nakaya, fino alle sperimentazioni più radicali, l’acqua nell’arte contemporanea non è solo materia ma esperienza totale. È flusso, soglia, specchio e presenza che ci interroga. Che si tratti di cascate monumentali in città, di corpi che emergono dai fondali o di nebbie che cancellano i contorni, l’acqua resta il simbolo più potente della ciclicità e della trasformazione. Un leitmotiv che, oggi più che mai, riflette la nostra relazione fragile e vitale con il pianeta.
Fonti:
- Angela Vettese, Capire l’arte contemporanea (Il Mulino, 2020)
- Bill Viola, Bill Viola: Martyrs (Earth, Air, Fire, Water) | Tate, 2014
- Light and Senses, Lights and Senses: The universe of Ólafur Elíasson • Art Critic, 2025
- Billa Viola, Bill Viola, lo Spirito nella Macchina | Andrea Cortellessa, 2017
Di Fabiola Ceglie