Barcellona, ricostruita la Fontana di Gaudí distrutta 70 anni fa - In a Bottle

Barcellona, ricostruita la Fontana di Gaudí distrutta 70 anni fa

Un tempo sita nel giardino di Casa Vicens, la “Cascada” del celebre architetto è tornata a risplendere grazie al lavoro di architetti e storici

MILANO - Torna più zampillante che mai la cascata di Gaudì. L'opera del celebre architetto catalano è stata fedelmente riprodotta al Museu Agbar de les Aigues di Cornellá de Llobregat, appena fuori Barcellona.

La fedele riproduzione

La ricostruzione è stata possibile grazie a programmi informatici che hanno rielaborato tutti i dati architettonici raccolti nei documenti e nelle fotografie esistenti, permettendo così, in un primo momento, un'accurata ricostruzione digitale, e poi un progetto edile che usava gli stessi materiali e gli processi di costruzione praticati ai tempi di Gaudi. Formata  da ben 27mila mattoni artigianali e da 3mila piastrelle, tenuti insieme solo da malta, questa fontana si caratterizza per l’acqua che scende a cascata dall’arco parabolico, arricchito da un passaggio interno sorretto da due pilastri.

La storia

L’opera originale fu disegnata per Casa Vicens, il primo vero capolavoro di Gaudí, un palazzo di architettura modernista di Barcellona, nel quartiere Gràcia, al Carrer de les Carolines. Costruita tra il 1883 e il 1885, nel giardino di Casa Vicens fu installata la “Cascada” come elemento sia artistico sia capace di rinfrescare gli spazi. Nel 1945 la famiglia Vicens fu costretta a vendere parte dei suoi terreni a causa dell’espansione della città e dei piani urbanistici, ragione per cui la fontana venne demolita per fare spazio a nuove costruzioni. Oggi, grazie al team di esperti guidato da Josep Vicenç Gómez Serrano, “specialista di Gaudí e professore di architettura all’Università politecnica della Catalogna”, la fontana può essere ammirata nel cortile Museu Agbar de les Aigües, un museo interamente dedicato all’acqua che vuole raccontare a tutti l’importanza di questo elemento.

di Salvatore Galeone

Source: Facebook (Museu Agbar de les Aigües)

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