Cinema e acqua: quando l’oro blu diventa attore protagonista

Cinema e acqua: quando l’oro blu diventa attore protagonista

Dalle profondità abissali ai temporali simbolici: in occasione del Festival di Cannes vediamo come il cinema abbia da sempre trasformato l’acqua in protagonista invisibile

MILANO - Nel corso della storia del cinema, l’acqua ha assunto molteplici ruoli: ambiente narrativo, metafora emotiva, forza distruttrice o rigeneratrice. Ma in alcuni casi, questo elemento naturale è diventato molto più di un semplice sfondo: si è trasformato in un vero e proprio personaggio, con un'identità, una volontà e un impatto decisivo sulla trama e sui protagonisti.

L'acqua come forza narrativa: non solo scenario

L’acqua è uno degli elementi naturali più ricorrenti nel linguaggio cinematografico, grazie alla sua capacità di evocare emozioni profonde e opposte: calma e pericolo, nascita e morte, purificazione e distruzione.

In film celebri, il ruolo dell’acqua non è mai passivo. Essa plasma la storia, condiziona le scelte dei personaggi e spesso simboleggia forze interiori o tematiche universali. Ad esempio:

  • "Titanic" (1997, James Cameron)l’oceano non è solo teatro del disastro, ma simbolo della potenza inarrestabile della natura e della fragilità umana. Il mare inghiotte il sogno, l’amore e la vita, diventando l’antagonista silenzioso della vicenda.
  • "Lo squalo" (1975, Steven Spielberg): l’acqua qui è sinonimo di minaccia. La vastità dell’oceano diventa territorio del predatore e spazio dell’ignoto, alimentando una tensione psicologica costante.
  • "La forma dell’acqua" (2017, Guillermo del Toro): l’elemento diventa protagonista poetico e sensuale, un mezzo attraverso cui si esprimono amore, diversità e libertà. L’acqua è ovunque, permea la vita della protagonista e la connessione con la creatura marina.

Acqua come metafora: emozioni liquide

Molti registi utilizzano l’acqua per esprimere stati d’animo o transizioni emotive. Può rappresentare:

  • La rinascita: come nella celebre scena del "peggior gabinetto di Scozia" in "Trainspotting" (1996, Danny Boyle), dove il protagonista si immerge simbolicamente per rinascere a una nuova vita.
  • Il caos interiore: in "Melancholia" (2011, Lars von Trier), pioggia e mare riflettono l’instabilità psicologica e l’angoscia esistenziale.
  • La memoria e il tempo: in "Memorie di una geisha" (2005, Rob Marshall), l’acqua è legata al ricordo, al fluire degli eventi e al destino.

Quando l’acqua agisce: soggetto attivo, non passivo

In alcune opere, l’acqua è trattata quasi come un’entità viva, capace di agire, reagire e trasformare il mondo circostante:

  • "The Abyss" (1989, James Cameron): l’acqua profonda cela forme di vita sconosciute e intelligenti, capovolgendo il paradigma dell’umano come specie dominante.
  • "Il giorno dopo domani" (2004, Roland Emmerich): i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle acque diventano forze che ribaltano l’ordine sociale, politico e naturale.

Anche nel cinema d’autore italiano si trovano esempi emblematici:

  • "La leggenda del pianista sull’oceano" (1998, Giuseppe Tornatore)l’oceano è l’unico mondo conosciuto dal protagonista, simbolo di infinito e rifugio esistenziale.
  • "L’avventura" (1960, Michelangelo Antonioni)il mare è silenzioso testimone di misteri irrisolti e silenzi emotivi, presenza costante e inquietante.

Conclusioni: un personaggio liquido, ma potente

L’acqua nel cinema non è solo un elemento scenografico, ma una presenza drammatica e narrativa. Quando trattata come personaggio, amplifica i temi, guida le emozioni dello spettatore e diventa spesso la vera protagonista invisibile del racconto.

In un’epoca segnata da crisi ambientali e trasformazioni climatiche, il modo in cui l’acqua viene rappresentata sullo schermo diventa anche una riflessione sul nostro rapporto con la natura e sulle forze che ci governano.

 

Di Alessandra Calella

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