Galleries Curate: RHE, la mostra che celebra l’acqua

Galleries Curate: RHE, la mostra che celebra l’acqua

La Galleria Franco Noero presenta una serie di fotografie, installazioni e quadri incentrati su un tema universale come l’acqua

MILANO - L’acqua, come la cultura, non è mai statica ma sempre in movimento. Da questo principio universale sono partite una serie di mostre, organizzate presso diverse gallerie internazionali, all’interno di un progetto comune chiamato Galleries Curate. Si tratta di un gruppo informale di gallerie d’arte contemporanea provenienti da tutto il mondo, formatosi in seguito alla crisi globale della pandemia COVID-19. La coalizione si concentra sulla creazione di un senso di comunità e di interazioni cooperative attraverso mostre collaborative progettate per esprimere un dialogo dinamico. RHE è il nome del primo capitolo di questa collaborazione, che comprende una mostra itinerante e un sito web incentrati su un tema universale come l’acqua. Alcune delle installazioni protagoniste del progetto sono esposte a Torino presso la Galleria Franco Noero. Diverse le opere in mostra che indagano i valori dell’acqua. Scopriamone alcune.

Oltremare all’orizzonte appare - Giovanni Anselmo

Mediante il riferimento alla storia del colore evocato nel titolo, l’opera “Oltremare all’orizzonte appare” omaggia la pittura che, sottratta al suo sistema linguistico tradizionale, si traduce in direzione. Il blu oltremare, chiamato così in riferimento all’origine del pigmento minerale anticamente importato in Europa da terre lontane (“oltre il mare” appunto) pone in relazione lo spazio circoscritto della stanza chiusa con un altrove spazio-temporale: smaterializza i confini e dilata lo sguardo verso l’incommensurabile. L’artista non lo considera come un colore bensì come un vero e proprio pezzo di terra che orienta l’opera verso la dimensione cosmica infinita, fornendo allo spettatore le coordinate per orientarsi a sua volta.

Muovendoci sulla Terra - rivela l’autore dell’opera Anselmo - a un certo punto incontriamo sempre il mare, e più in là sempre un oltremare: un luogo che sta più in là e che ci circonda, in ogni punto e in ogni direzione. Il mio uso dell’oltremare è legato al frammento di storia del passato insita in questo colore”. Poiché l’oltremare è in tutte le direzioni, oltre ciò che semplicemente vediamo (per Anselmo equivale a un “avverbio di luogo”), in ogni allestimento l’artista decide quale particolare direzione indicare e se indicarne più d’una contemporaneamente.

Pionus menstruus, Brasil - Lothar Baumgarten

Pionus menstruus, Brasil è uno dei “River Pieces” di Lothar Baumgarten, una serie di opere in cui il titolo fa riferimento al nome latino di un uccello. Le sue piume donano il colore a parole dipinte o trasferite su un muro che si riferiscono a luoghi dell’Amazzonia in cui tali specie di uccelli si bagnano. Le immagini fotografiche si accompagnano ad un corpus di opere costituito da disegni a parete.

Si tratta di configurazioni astratte, composte con i nomi con i quali i nativi dell’America del Sud chiamano i loro fiumi, dando così la possibilità di immaginarli come vene ramificate all’interno di un ampio paesaggio: un’opportunità ancora di riflettere sulla mappatura del tempo e sulla lingua perduta di quelle culture che non conoscono la scrittura. Le loro lingue, che man mano scompaiono, sopravvivono quindi unicamente nei nomi di alcuni luoghi sulle nostre mappe. Le immagini agiscono specularmente, permettendo l’incontro con un variegato complesso di sistemi di pensiero, rendendo simultaneamente manifesta la differenza tra l’animismo e il pensiero lineare occidentale.

Splash e Lick - Jac Leirner

Splash e Lick rappresentano il contributo dell’artista Jac Leirner alla mostra: le due immagini, i cui titoli onomatopeici dichiarano immediatamente il riferimento all’acqua, sono scattate dall’artista e ritraggono ciò che egli aveva a portata di mano in casa.

Splash è più misterioso nella sua realizzazione: una serie di contenitori di plastica di varie forme impilati l’uno nell’altro, in cui sono intrappolati diversi cucchiai di acciaio inossidabile, ad imitare una goccia che cade nell’acqua creando spruzzi di goccioline tutto intorno. I cucchiai sono alcune delle posate rubate sugli aeroplani e collezionate dall’artista nel corso degli anni, utilizzate in molte sue opere appartenenti a un canone chiamato appropriatamente “Corpus Delicti”, come nei film polizieschi o gialli. Ancora una volta, alcuni oggetti rimossi dal loro contesto trovano un’appropriata definizione visiva e linguistica in un territorio parallelo e slittato, vero come quello originale ma diverso. Un nuovo sistema nato dal capovolgimento e dal sabotaggio di un altro.

Waves e Javier di Robert Mapplethorpe

Il riferimento all’acqua nelle fotografie scelte da Robert Mapplethorpe per la mostra è oggettivo e chiaro: uno scorcio di mare in cui la sua infinita orizzontalità si traduce - attraverso l’occhio dell’obiettivo e la stampa in bianco e nero - in una sequenza verticale e appiattita di toni di grigio, ricordando i tentativi di una serie di gesti radicali e riduttivi nella prima pittura astratta, sebbene poetica e romantica. D’altra parte, la vista è sorprendentemente capovolta nel ritratto chiamato Javier, dall’interno dell’acqua guardando in alto, come se si stesse guardando una specie di Narciso dall’alto verso il basso. Javier è la rappresentazione materiale della sensazione di immergere il proprio viso in acqua, un’azione che può essere solo vissuta e difficilmente vista all’esterno.

Di Rossella Digiacomo

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