MILANO - Trasformare la dieta da fonte di stress a strumento di benessere quotidiano è possibile. In questa intervista, Arianna Massimino - biologa nutrizionista e imprenditrice - ripercorre il suo percorso personale e professionale, nato da una profonda esperienza di fragilità e diventato una vera missione: aiutare le donne a costruire un rapporto sereno e consapevole con il cibo. Dal metodo Happy Diet, basato su equilibrio, ascolto del corpo e piacere a tavola, fino all’importanza dell’educazione alimentare nei contesti istituzionali come leva di prevenzione, l’intervista affronta il tema della nutrizione come cultura del benessere emotivo oltre che fisico. A chiudere, il Ricettario Natalizio 2025, un invito a vivere le feste con gusto, leggerezza e senza rinunce, ricordando che la vera salute nasce dalle abitudini di ogni giorno.
1. Ciao Arianna, chi sei e qual è stato il tuo percorso verso il mondo della nutrizione? Come una passione personale per il benessere e l’alimentazione consapevole si è trasformata nel tempo in un vero e proprio progetto professionale?
Sono Arianna Massimino, biologa nutrizionista e imprenditrice. Mi sono laureata con 110 e lode presso l’Università Federico II di Napoli e, successivamente, ho approfondito la mia formazione attraverso master e corsi continui, con un focus particolare sulla nutrizione al femminile. Tra le esperienze più significative del mio percorso c’è anche un corso immersivo seguito a Boston presso la Harvard Medical School, dedicato alla salute della donna a 360 gradi.
Il mio interesse per la nutrizione nasce però molto prima degli studi universitari ed è profondamente legato alla mia storia personale. Durante l’adolescenza ho sofferto di disturbi del comportamento alimentare. Iniziare il percorso in biologia mi ha permesso, grazie allo studio e alla comprensione dei meccanismi del corpo umano, di uscirne in autonomia: una fortuna che so non essere scontata e non sempre possibile per tutti.
Proprio per questo, una volta conclusi gli studi, ho sentito il bisogno di trasformare la mia professione in una vera e propria missione: aiutare altre donne a costruire un rapporto sereno con il cibo, libero da sensi di colpa e rigidità, e a riscoprire il piacere e la felicità di sedersi a tavola. Oggi il mio lavoro unisce pratica clinica, divulgazione e imprenditoria, con l’obiettivo di rendere il benessere qualcosa di accessibile, concreto e sostenibile nel tempo.
2. Happy Diet è molto più di un piano alimentare: è un approccio che unisce nutrizione, semplicità e serenità. Ci racconti cos’è Happy Diet, da dove nasce e come funziona concretamente per chi decide di affidarsi a questo metodo?
Happy Diet nasce dal desiderio di creare qualcosa di anticonvenzionale rispetto ai classici protocolli dietetici. Spesso la parola “dieta” viene associata a tristezza, privazione e sacrificio, e questa visione non mi rappresentava. Studiando e lavorando con le pazienti mi sono chiesta: perché non creare un metodo strutturato su solide basi scientifiche e biochimiche, ma che permetta di mangiare tutto, senza rinunce?
Da questa domanda prende forma Happy Diet: un approccio nutrizionale che mette al centro equilibrio, consapevolezza e piacere. Non è una dieta rigida, ma uno stile di vita che si segue con piacere e che, proprio per questo, porta risultati duraturi nel tempo.
Concretamente, Happy Diet si basa su piani personalizzati, educazione alimentare e strategie pratiche che aiutano le donne a vivere il cibo con serenità. Non esistono alimenti vietati, ma scelte più consapevoli, attenzione alle porzioni, alla qualità degli ingredienti e all’ascolto del proprio corpo. Quando la dieta smette di essere una fonte di stress e diventa qualcosa di naturale, i risultati arrivano quasi da soli.
3. Quanto è importante, oggi, portare il tema della nutrizione e del rapporto con il cibo anche nei luoghi istituzionali, e che ruolo possono avere nel prevenire i disturbi del comportamento alimentare soprattutto tra i più giovani?
Oggi è fondamentale portare il tema della nutrizione e del rapporto con il cibo anche nei luoghi istituzionali, come scuole, università e contesti educativi. La prevenzione passa prima di tutto dall’informazione corretta e dalla normalizzazione del cibo, soprattutto tra i più giovani.
Viviamo in una società in cui i messaggi su alimentazione e corpo sono spesso estremi e contraddittori. Le istituzioni possono giocare un ruolo chiave nel promuovere una cultura del benessere basata sull’equilibrio, sull’ascolto di sé e sul rispetto del corpo, contrastando narrazioni pericolose che alimentano senso di colpa e controllo eccessivo.
Educare a un rapporto sano con il cibo significa anche prevenire i disturbi del comportamento alimentare, offrendo strumenti per riconoscere i segnali di disagio e per sviluppare un approccio più consapevole e gentile verso se stessi. La nutrizione, in questo senso, non è solo alimentazione, ma educazione alla salute e al benessere emotivo.
4. Hai appena pubblicato Ricettario Natalizio 2025, un progetto che invita a vivere le feste con leggerezza, gusto e senza stress. Antipasti veloci, piatti scenografici e dolci fit pensati per il Natale: com’è nata l’idea di questo ricettario e che messaggio vuoi trasmettere a chi desidera godersi la tavola delle feste senza rinunce?
Il Manuale e Ricettario Natalizio 2025 nasce dalla volontà di accompagnare le persone anche durante le feste, un periodo spesso vissuto con un mix di gioia e ansia legata al cibo. Per anni, anche io ho associato il Natale alla paura di “esagerare”, di dover compensare o rimediare nei giorni successivi.
Con il tempo ho capito che non serve rinunciare per sentirsi leggeri: basta scegliere meglio. Questo ricettario nasce proprio per dimostrare che “sano” non significa “insapore” e che, con le giuste scelte, è possibile godersi ogni pasto delle feste senza sensi di colpa. Al suo interno ci sono antipasti veloci, piatti scenografici e ricette dolci e salate pensate per il periodo natalizio, realizzate con ingredienti equilibrati e facilmente replicabili.
Il messaggio che voglio trasmettere è semplice: le festività non sono il momento per contare le calorie o punirsi, ma per vivere la convivialità con consapevolezza. Non servono digiuni drastici né detox estremi, ma equilibrio, idratazione, movimento e ascolto del proprio corpo. Perché non si prende peso da Natale a Capodanno, ma dalle abitudini che portiamo avanti tutto l’anno.
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Di Martina Invernizzi