Himalaya: ghiacciai artificiali per salvare l’acqua in alta montagna

Himalaya: ghiacciai artificiali per salvare l’acqua in alta montagna

Ice stupa e Glacier growing: scopriamo come sulle cime più alte dell’Asia meridionale si cerca di rispondere alla crisi climatica

MILANO – Una risposta alla crisi climatica per prevenire la mancanza di disponibilità d'acqua in determinati periodi dell'anno. Si chiamano “Ice stupa” e “Glacier growing” le tecniche create e adottare da ricercatori universitari per garantire la popolo himalayano la ''sopravvivenza'' degli accumuli di acqua in quota. Si tratta in pratica di ghiacciai artificiali a cielo aperto che permettono di conservare l'acqua utilizzandola, poi, soprattutto in ambito agricolo ma, allo stesso tempo, rappresentano delle vere e proprie sculture di ghiaccio alte anche diverse decine di metri.

Le tecniche per preservare l’acqua ad alta quota

Già in passato vi avevamo parlato di come i ghiacciai dell'Himalaya stiano perdendo acqua ad un ritmo sempre più rapido a causa delle crescenti temperature che stanno creando rischi per la disponibilità d’acqua. Per questo sono state adottate due nuove tecniche per contrastare gli effetti dovuti alla crisi climatica. La logica alla base degli Ice stupa e dei Glacier grafting è simile: si trasporta dell'acqua e si ''sfruttano'' le bassissime temperature che si registrano nella notte per creare delle vere e proprie riserve di ghiaccio. Ma le due tecniche sono differenti.

L’Ice Stupa

L’Ice stupa è nata nella regione del Ladakh negli ultimi 10 anni grazie all'intuizione dell'ingegnere Sonam Wangchuk che ispirato dagli stupa (monumenti buddisti a forma di piramide o cono) ha pensato di trasformare in grandi coni di ghiaccio l'acqua di torrenti e fiumi per poi poterla utilizzare durante le stagioni secche. Come? L'acqua viene trasportata a valle tramite dei tubi e poi fatta zampillare di notte per diverso tempo. Questa si ghiaccia quasi istantaneamente poiché nella notte si registrano temperature comprese tra i meno 10 e i meno 20 gradi. In questo modo, per accumulo si formano delle piramidi di ghiaccio alta circa 40 metri e larghe 20, che immagazzinano circa 16 milioni di litri d'acqua l'una. Poi ad aprile, con il sole, inizia lo scioglimento che però è reso più lento grazie alla forma a ''stupa'' di queste “torri” di ghiaccio.

I Glacier growing

I Glacier growing hanno origini molto più antiche: sono almeno 100 anni che vengono realizzati nel Nord del Pakistan. Rispetto agli stupa, essi si estendono in orizzontale e sono dei veri e propri ghiacciai artificiali che poi, se le cose vanno bene, danno vita ad un ghiacciaio naturale. Non sono realizzati vicino ai villaggi o alle coltivazioni ma in quota. Le popolazioni della zona ricreano delle porzioni di ghiacciaio rigorosamente in punti particolarmente freddi, in quota, all'ombra o all'interno di depressioni. I Glacier growing vengono realizzati con tecniche tramandate di generazione in generazione usando ghiaccio insieme a detriti come pietre, legno, carbone.

I ghiacciai nel mondo

Entrambe le tecniche sono studiate da università e ricercatori per capire quanto e come potranno essere estese e preservare gli accumuli di acqua in quota non solo sull'Himalaya ma anche sulle altre montagne del mondo.

Anche in Europa il problema dello scioglimento dei ghiacciai sta diventando sempre più importante. In Italia, un team di ricercatori dell’Università di Milano è attualmente impegnato in Alta Valtellina nel progetto Levissima Spedizione Ghiacciai. L’obiettivo è studiare l’evoluzione dei ghiacciai della Lombardia, partendo da quelli dell’Alta Valtellina come il Ghiacciaio Dosdè Orientale nel Gruppo Piazzi-Campo, il primo dove sono state testate strategie di protezione glaciale, o il Ghiacciaio dei Forni, uno dei giganti delle Alpi italiane, monitorato continuamente dal 2005 ad oggi.

 

Scopri di più sull’impegno di Levissima contro lo scioglimento dei ghiacciai.

 

Di Salvatore Galeone

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