COP28, le conclusioni e gli scenari futuri

COP28, le conclusioni e gli scenari futuri

È terminata il 12 dicembre la ventottesima edizione della Conferenza delle Parti. Scopriamo cosa è emerso

MILANO – Si è conclusa da pochi giorni l’ultima edizione della COP, svoltasi presso Expo City a Dubai. La mattina del 13 dicembre, dopo una nottata supplementare di negoziati, è stata approvata e diffusa la dichiarazione conclusiva dell’evento. È stata un successo? Ci si aspettava di più?

La dichiarazione conclusiva

La necessità di una notte aggiuntiva di negoziati rende bene l’idea di quanto sia stato complicato il raggiungimento di una dichiarazione conclusiva condivisa dagli stati partecipanti. Gli schieramenti sono stati essenzialmente due: gli stati “virtuosi” che spingevano per un abbandono dei combustibili fossili e i Paesi delle economie emergenti, decisamente meno netti sulla tematica.

Si è giunti a un accordo in cui, per la prima volta in una Conferenza delle Parti, si è dichiarato che tutti i combustili fossili sono responsabili del cambiamento climatico. L’accordo però non è vincolante e lascia molto discrezionalità ai Paesi firmatari di puntare su soluzioni riguardanti la cattura dell’anidride carbonica e l’utilizzo del gas naturale, considerato ancora un combustile di “transizione”.

Tema economico

Tuttavia, resta irrisolto un grande interrogativo: da dove arriveranno i fondi necessari a raggiungere l’obiettivo delle 0 emissioni entro il 2050? L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha valutato negativamente l’impatto degli impegni annunciati a Dubai, come quello patrocinato da 130 aziende di voler triplicare la capacità derivante da fonti rinnovabili e quello sottoscritto da cinquanta grandi aziende petrolifere sulle emissioni di metano; infatti, ha stimato che queste misure colmerebbero solo un terzo del gap che ci separa dall’obiettivo derivante dagli accordi di Parigi, ovvero quello di evitare che la temperatura globale aumenti di più di 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Ai ritmi di crescita attuali, si stima che questa soglia verrà superata nel giro di 10 anni.

Un altro problema riguarda l’adattamento delle infrastrutture nei Paesi in via di sviluppo, dove le Nazioni Unite stimano necessaria una somma 18 volte superiore a quella attualmente disponibile e non è emerso da dove arriveranno i soldi.

Queste problematiche saranno oggetto di discussione della prossima Conferenza delle Parti, che si svolgerà nel 2024 in Azerbaigian, un altro Paese petrolifero.

 

Di Stefano Morretta

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