MILANO - Le città sommerse hanno da sempre alimentato l’immaginario collettivo, evocando leggende come quella di Atlantide. Tuttavia, in molti casi la realtà è altrettanto affascinante: intere città realmente esistite giacciono oggi sotto le acque, testimonianza di come la natura e il tempo possano ridefinire la geografia della civiltà umana.
Alla scoperta delle città sommerse
Tre esempi emblematici di questo fenomeno sono Baia in Italia, Pavlopetri in Grecia e Heracleion in Egitto, città fiorenti del passato, oggi silenziose testimoni sommerse di splendori e tragedie.
Baia: l’“Atlantide romana” dei Campi Flegrei
A pochi chilometri da Napoli, nel cuore dei Campi Flegrei, si trova Baia, antica località termale romana amata dall’aristocrazia dell’Impero. Luogo di lusso e svago, era frequentata da personaggi come Giulio Cesare, Nerone e Cicerone.
Oggi, gran parte della città giace sotto diversi metri d’acqua a causa del bradisismo, un lento abbassamento del suolo dovuto all’attività vulcanica della zona.
- Il Parco Archeologico Sommerso di Baia è visitabile con immersioni o imbarcazioni con fondo trasparente.
- Sotto il mare si possono ammirare ville patrizie, mosaici, statue e strade romane ancora intatte.
- Tra i ritrovamenti più celebri: la Domus di Pisoni, la Ninfeo di Claudio e affreschi che testimoniano l’opulenza della Roma imperiale.
Baia rappresenta uno straordinario connubio tra archeologia e natura, un museo sommerso unico al mondo.
Pavlopetri: la più antica città sommersa del mondo
Scoperta nel 1967 vicino all’isola di Elafonissos, nel sud del Peloponneso, Pavlopetri risale a oltre 5000 anni fa. Datata al periodo miceneo (circa 2800-1100 a.C.), è considerata la più antica città sommersa conosciuta.
Le sue rovine, perfettamente conservate, mostrano:
- una rete urbana con strade, edifici e cortili;
- un sistema di drenaggio evoluto;
- abitazioni che testimoniano una società complessa e organizzata.
L’insediamento fu probabilmente sommerso da un terremoto e da un conseguente abbassamento della costa.
Le ricerche condotte dall’Università di Nottingham e dall’Ephorate of Underwater Antiquities hanno digitalizzato l’intera area in 3D, rendendo Pavlopetri un modello per l’archeologia subacquea moderna.
Heracleion: la città scomparsa del delta del Nilo
Per secoli, Heracleion fu considerata una leggenda, finché nel 2000 l’archeologo Franck Goddio e il suo team dell’European Institute for Underwater Archaeology (IEASM) la scoprirono nel Mar Mediterraneo, a circa 6 km al largo di Alessandria d’Egitto.
Fondata intorno all’VIII secolo a.C., Heracleion era un importante porto commerciale e religioso dell’antico Egitto. Qui si trovava un grande tempio dedicato ad Amon-Gereb e una statua di Iside, oltre a colossali figure di faraoni alte fino a 5 metri.
- Le rovine giacciono a circa 10 metri di profondità.
- Sono stati ritrovati oggetti d’oro, ceramiche, monete, anfore e navi perfettamente conservate.
- Si ritiene che un terremoto e un’inondazione abbiano causato il rapido sprofondamento della città nel IV secolo a.C.
Heracleion, insieme alla vicina Canopo, dimostra quanto il delta del Nilo fosse instabile e come le acque abbiano sigillato per millenni un capitolo fondamentale della civiltà egizia.
Archeologia subacquea: un ponte tra passato e futuro
Le città sommerse offrono agli archeologi un’occasione unica per comprendere l’evoluzione delle civiltà costiere, i cambiamenti climatici e la relazione tra uomo e ambiente.
Grazie alle tecnologie moderne, sonar, droni subacquei, fotogrammetria 3D, è oggi possibile esplorare e documentare questi siti senza danneggiarli, restituendo al mondo frammenti di storia perduta.
Questi luoghi non sono solo testimonianze di catastrofi naturali, ma anche moniti sulla fragilità dell’equilibrio tra uomo e natura.
Fonti
- Ministero della Cultura Italiana – Parco Archeologico dei Campi Flegrei
- British School at Athens – Pavlopetri Underwater Archaeology Project (University of Nottingham, 2009-2013)
- European Institute for Underwater Archaeology (IEASM) – Heracleion Project, Franck Goddio
- UNESCO, Underwater Cultural Heritage
- National Geographic, Lost Cities of the Sea
Di Alessandra Calella