Abusivismo edilizio tra le cause del dissesto idrogeologico in Italia

Abusivismo edilizio tra le cause del dissesto idrogeologico in Italia

Investire nella cura del territorio, regolamentare le leggi riguardanti l'urbanistica e l'edilizia, sviluppare una cultura della conservazione. Questi i rimedi al problema del dissesto idrogeologico nel nostro Paese proposti dal presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi...

Investire in cultura e fare leggi più incisive per contrastare il problema

MILANO – Abbiamo raccolto la testimonianza del presidente dei geologi italiani Gian Vito Graziano per capire quali sono le cause e i rimedi possibili per arginare il fenomeno delle dissestro idrogeologico in Italia.

LE CAUSE– Spiega Gian Vito Graziano: “Certamente c’è da premettere che il nostro territorio è per sua connotazione geomorfologica vocato a un forte rischio di dissesto e alluvionamento. Detto questo però , le cause di un fenomeno che reca con sé effetti disastrosi che si ripetono ormai con una frequenza insostenibile sono inserite ad altri contesti. Primo: sviluppo edilizio disorganizzato negli anni 70 e 80 per cui oggi ne paghiamo in qualche modo le conseguenze. Secondo: fenomeni di abusivismo edilizio con regole che non andavano al di là del proprio naso come prospettiva.

CONSUMO DEL SUOLO E ABBANDONO DELLA TERRA– A queste cause si aggiungono anche altre problematiche. Sottolinea Graziano: “Dobbiamo anche parlare del consumo di suolo. L’Ispra addirittura stima che negli ultimi 10 anni il consumo di suolo è arrivato a 8 metri quadrati al secondo. Quindi continuiamo nonostante gli appelli e una presunta sensibilità a consumare suolo in un momento in cui c’è anche una forte crisi dell’edilizia. E questo fa capire che quello che manca è una reale coscienza del fenomeno. Da non dimenticare poi è il fenomeno dell’abbandono delle campagne e soprattutto una politica agraria che per tanto tempo ha visto l’agricoltura come elemento parassitario e non come elemento di sviluppo”

QUESTIONE CULTURALE– Per Graziano decisivo è anche il fattore culturale: “ C’è un’assenza di consapevolezza del fenomeno da parte di tutti: dal politico, all’amministratore locale e al cittadino. Molte declinazioni sul territorio, infatti, sono frutto di una totale inconsapevolezza del fenomeno. Ed è difficile pretendere che il politico intervenga in maniera virtuosa quando il cittadino non glielo richiede”.

I tre punti da attuare secondo il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi

  • Investimenti su una base di priorità più importanti rispetto a quelli molto esigui di questi ultimi tempi
  • Investimenti in cultura: cercare in qualche modo di dare consapevolezza ai cittadini attraverso tutti gli strumenti necessari
  • Ricostituire un gruppo di lavoro mettendo attorno a un tavolo le eccellenze italiane affinché affrontino in maniera organica il tema e promuovano negli anni a venire una nuova legge di governo del territorio. Se non si stabilisce la filiera delle responsabilità  - e chi fa che cosa – da questo problema non ne usciremo mai. La legge di difesa del suolo è relegata nel codice ambientale e questo non basta, specie in Italia per come è strutturata. In questo senso bisogna rivedere anche i canoni dell’urbanistica per avere una buona legge di governo del territorio. Ma questa è la prospettiva a lungo termine: nel medio periodo occorrono invece maggiori investimenti.

aggiornato il 26 marzo 2014