Il matrimonio ai tempi del PET

Il matrimonio ai tempi del PET

Le bottiglie di plastica riciclate danno glamour e allure all’abito della sposa

MILANO - Quando il riciclo va a nozze. Pietanze a chilometro zero, fiori organici per gli addobbi in chiesa e biglietti in carta riciclata. Fino ad oggi le nozze più sostenibili si fermavano a questo. Le nuove tendenze dell’ecowedding, disciplina nata negli USA ma con proseliti in tutti gli angoli del mondo, si spingono oggi ancora più in là. La scelta dell’abito nunziale da parte della sposa oggi ha un’alternativa in più, molto “eco”: non quella del vestito preso in prestito o in affitto, che sarebbe pure la più vicina al concetto di “riciclo” così come ideato nell’antichità, ma quella dell’abito da sposa in PET.

GLI SPOSI ECOFRIENDLY - La prima donna ad indossare un abito nunziale in plastica riciclata è stata nel 2007 la presidentessa di una Ong di assistenza sociale brasiliana. Convolata a nozze con un ingegnere spagnolo a San Paolo, in Brasile, la sposa ha indossato un abito radical-eco-chic, confezionato dagli anziani di una favela con circa 50 bottiglie di plastica. Gli sposi “ecofriendly” per realizzare un “matrimonio sostenibile” non si sono fermati all’abito da sposa: essi hanno anche indossato sandali artigianali, ricavati da pneumatici riciclati e realizzati da detenuti di un carcere paulista, e si sono scambiati fedi fatte in oro e fibra di cocco, fabbricati da una comunità indigena in Amazzonia. Infine per il ricevimento, raggiungibile dagli ospiti in bicicletta o in metropolitana, i consorti hanno detto si solo a cibo organico e a piatti e bicchieri riciclabili.

L’ABITO PET IN ATELIER - Originalità ed eccellenza sartoriale incontrano l’ecologia in un capo dal design straordinario. Si chiama “Green With Envy”, ovvero verde di invidia, ed è stato commissionato dal centro commerciale inglese Manchester Arndale alla eco-designer britannica Michelle Brand. Per realizzare il capo ci sono voluti tre mesi,1.110 basi di bottiglie in PET, 6.512 tappi di bottiglia e 9.440 etichette. Nonostante il suo peso (10 kg di pura plastica riciclata), l'abito ha un impatto ambientale pari a zero, anzi a -1. Il suo concepimento nasce in seno all’ iniziativa di sensibilizzazione “Think Green”, promossa dal Manchester Arndale shopping center per incoraggiare i clienti del centro commerciale ad un maggiore impegno e sensibilità ambientale.

COME NASCE IL PROGETTO - La stessa Michelle Brand ci spiega l’origine di questa sua opera  “La storia di questo vestito inizia direttamente nel centro commerciale, con la raccolta delle bottiglie di plastica riversate dai clienti negli appositi contenitori delle aree shopping. Ripulite all’interno del centro, le bottiglie sono state portate presso l’impianto di riciclaggio di Manchester, dove ho stabilito la mia bottega di design”. L’eco-designer, celebre per la progettazione di lampadari e oggetti per la casa all’insegna del “green”, è stata aiutata da esperti nel campo della sartoria e della moda. “Non avendo mai creato prima un abito da sposa, ho coinvolto nella fase di progettazione Janet Bezzant, docente di progettazione tessile della Manchester Metropolitan University e la sarta Di Faukner. Per me è stata una vera sfida, dettata dal necessità di portare l'idea della sostenibilità nel quotidiano in modo creativo e stimolante".

10 febbraio 2012