Holly Budge, l’atleta con la paura dell’acqua che ha partecipato ad una competizione di corsa, kayak e bicicletta - In a Bottle

Holly Budge, l’atleta con la paura dell’acqua che ha partecipato ad una competizione di corsa, kayak e bicicletta

La storia della sportiva che ha superato la sua fobia per portare a compimento il Kathmandu Coast to Coast

MILANO – Il 7 ed 8 febbraio scorsi, in Nuova Zelanda, si è tenuto il Kathmandu Coast to Coast, una manifestazione sportiva composta da 33 chilometri di corsa, 70 di kayak e 140 di bicicletta che comincia a Kumara, sulla West Coast, e termina nella spiaggia di New Brighton. A questo evento sportivo ha preso parte anche Holly Budge, un’atleta di 41 anni con la fobia dell’acqua.

Da dov’è nata la paura dell’acqua?

“Fino a qualche mese fa – ha raccontato Holly Budge – non mi ero mai seduta a bordo di un kayak, poiché avevo paura dell’acqua che si muoveva velocemente, ma la competizione, che mischiava discipline in cui non eccello (corsa e bicicletta) mi ha aiutato ad uscire dalla mia comfort zone”.

Nel corso dell’intervista, rilasciata ad un sito online neozelandese, Holly Budge ha affrontato anche il motivo per cui ha così paura dell’acqua: “Mentre stavo facendo rafting, circa vent’anni fa, sono stata proiettata fuori dalla zattera e, al contempo, intrappolata al di sotto. Mi accorsi subito di non poter respirare e, soffrendo d’asma, sono entrata subito nel panico più assoluto”.

Holly Budge, però, non si è persa d’animo…

Da quello spiacevole evento, Holly Budge non si è mai persa d’animo ed ha compiuto grandissimi passi in avanti, come per esempio l’aver attraversato la temibile Gola Waimakariri a bordo del proprio kayak. Il suo segreto? Molto probabilmente risiede in queste parole: “Quando pensi di aver finito, sei soltanto al 75% dell’opera; quando il tuo corpo ‘chiede pietà’ devi soltanto ascoltare la parte del cervello che ti dice di non mollare ed andare avanti”. Le avventure sportive “estreme” di Holly Budge sono cominciate nel lontano 1999, in Nuova Zelanda, quando ha fatto la sua prima esperienza di paracadutismo. Nel giro di sei mesi veniva addirittura retribuita per saltare dagli aeroplani in volo dalle dieci alle dodici volte al giorno per filmare alcune cadute libere nei cieli di Taupo. I fondi che è riuscita a raccogliere sono stati destinati a “How Many Elephants”, un’organizzazione benefica con l’obiettivo di combattere e sensibilizzare sul fenomeno del bracconaggio degli elefanti in Africa.

di Stefania Ghezzi

Source: Adobe Stock

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